Le nuove NTC2018 hanno introdotto il comportamento strutturale non dissipativo, in aggiunta al comportamento strutturale dissipativo già presente nelle precedenti NTC2008. In quest’articolo ti spiego cos’è il comportamento strutturale non dissipativo, quando può essere adottato dal progettista e tutte le differenze che questa scelta comporta rispetto al caso di comportamento strutturale dissipativo. Nel corso dell’articolo potrai scaricare gratuitamente:
- un Focus Normativo PDF che raccoglie in un unico documento tutte le prescrizioni normative delle NTC2018 e della Circolare 2019 sull’argomento.
- un caso studio che analizza 18 differenti modelli strutturali di costruzioni in calcestruzzo armato per eseguire un confronto in termini di quantità di calcestruzzo e acciaio necessarie nel caso di comportamento strutturale dissipativo e non dissipativo.
I progettisti di strutture che si sono formati in un’epoca in cui il metodo di calcolo era il metodo delle tensioni ammissibili e le sezioni venivano analizzate utilizzando il Metodo n (te ne parlo più avanti), si sono dovuti adattare al metodo di calcolo agli Stati Limite e alla progettazione e al calcolo delle sezioni in campo plastico come prescritto dalle nuove normative tecniche. Le nuove NTC2018 fanno però un passo indietro e consentono di adottare, in fase di progettazione, un comportamento strutturale non dissipativo ovvero dimensionare la struttura in modo che resti in campo elastico anche in presenza dell’azione sismica.
Comportamento strutturale non dissipativo: quando si adotta
Le nuove NTC2018 non pongono limiti sulla scelta progettuale del comportamento strutturale da adottare per le strutture in zona sismica. Il progettista è libero di scegliere se adottare un comportamento strutturale dissipativo o non dissipativo. Ti riporto l’estratto della Normativa in merito:
Le costruzioni soggette all’azione sismica, non dotate di appositi dispositivi d’isolamento e/o dissipativi, devono essere progettate in accordo con uno dei seguenti comportamenti strutturali:
a) comportamento strutturale non dissipativo,
oppure
b) comportamento strutturale dissipativo.Per comportamento strutturale non dissipativo, nella valutazione della domanda tutte le membrature e i collegamenti rimangono in campo elastico o sostanzialmente elastico; la domanda derivante dall’azione sismica e dalle altre azioni è calcolata, in funzione dello stato limite cui ci si riferisce, ma indipendentemente dalla tipologia strutturale e senza tener conto delle non linearità di materiale, attraverso un modello elastico. (v. § 7.2.6)
par. 7.2.2 – NTC2018
Quale comportamento scegliere? Le differenze con le strutture dissipative
La massima libertà di fronte ad una scelta progettuale che ha ripercussioni sull’intera progettazione strutturale può far sorgere dubbi e incertezze in un progettista: “Cosa scelgo? Dissipativo o non dissipativo? Cosa cambia? Sulla base di quali valutazioni eseguo questa scelta?”
Per poter eseguire una scelta consapevole sul comportamento strutturale da adottare in fase di progettazione di una struttura è utile passare in rassegna tutte le differenze che comporta la scelta di un comportamento strutturale non dissipativo rispetto ad uno dissipativo. Nel seguito dell’articolo ti elenco tutte le differenze fra comportamento non dissipativo e comportamento dissipativo di una struttura.
Strutture non dissipative: il fattore di comportamento (ex fattore di struttura) da adottare
Per eseguire l’analisi dinamica modale con spettro di risposta nel caso di strutture non dissipative, si utilizzerà uno spettro di progetto ottenuto riducendo le ordinate dello spettro elastico mediante il fattore di comportamento qND per strutture non dissipative definito dalla Normativa Tecnica.
Tale fattore sarà compreso fra 1 e 1.5 e si calcola partendo dal valore del fattore di comportamento della struttura considerata dissipativa e in classe di duttilità media CD”B” nel seguente modo:
1 ≤ qND = 2/3 ⋅ qCD”B” ≤ 1.5
- qND = fattore di comportamento per strutture non dissipative
- qCD”B” = fattore di comportamento per strutture dissipative in classe di duttilità bassa
formula 7.3.2 – NTC2018
Come ci si poteva aspettare, per le strutture non dissipative l’azione sismica avrà un valore maggiore rispetto alle strutture dissipative, perché le strutture non dissipative prediligono la resistenza a scapito della duttilità.
La gerarchia delle resistenze per il comportamento strutturale non dissipativo
Quando si sceglie un comportamento strutturale non dissipativo, non va applicato il principio di gerarchia delle resistenze e di conseguenza il concetto di progettazione in capacità definito dalle NTC2018.
Per le strutture non dissipative le azioni sismiche sono più elevate, la resistenza del sistema sarà maggiore, ma non è richiesta la duttilità. Le strutture non dissipative sono progettate per avere una resistenza tale da rimanere in campo elastico in presenza di un evento sismico. Pertanto non è richiesta la progettazione in capacità e di conseguenza l’applicazione del principio di gerarchia delle resistenze. Le sezioni e i quantitativi di armatura per le strutture in cemento armato non dissipative saranno dimensionate e verificate sulla base delle sollecitazioni derivanti dall’analisi della struttura, senza considerare i momenti resistenti delle sezioni amplificati per i fattori di sovraresistenza, come accade per le strutture dissipative, nel rispetto del principio di gerarchia delle resistenze.
C’è una grossa differenza quindi con il comportamento dissipativo. Il comportamento strutturale dissipativo si basa sulla duttilità e presuppone l’accettazione del danneggiamento strutturale come strategia di protezione passiva dal sisma. Nel caso di comportamento strutturale non dissipativo la risposta sismica della struttura dipende dalla sua rigidezza e resistenza. Per le strutture dissipative invece la risposta sismica dipende dalla rigidezza, resistenza e dalla capacità di sviluppare deformazioni cicliche in campo plastico (duttilità delle cerniere plastiche).
Strutture non dissipative: la resistenza delle sezioni in campo elastico
Passiamo ad un altro punto chiave delle strutture non dissipative: l’analisi della sezione in campo elastico. Probabilmente starai pensando: “Posso tornare ad utilizzare il Metodo n che utilizzavo per le tensioni ammissibili?” La risposta è sì, ma con i dovuti accorgimenti che ti mostro di seguito.
Come prescritto dalla Normativa Tecnica, per le strutture non dissipative la capacità a flessione e pressoflessione delle sezioni in cemento armato deve essere calcolata in campo sostanzialmente elastico. Ma cosa vuol dire “sostanzialmente elastico”?
Il momento resistente della sezione per flessione o pressoflessione va calcolato al raggiungimento della curvatura di prima plasticizzazione φ’yd. In pratica bisogna considerare il legame momento-curvatura della sezione e considerare il momento resistente corrispondente alla minore fra la curvatura calcolata in corrispondenza dello snervamento dell’armatura e la curvatura calcolata in corrispondenza della deformazione di picco del calcestruzzo compresso (pari a εc2=0.0020 per legame parabola rettangolo e εc3 =0.00175 per legame triangolo-rettangolo).
Per l’acciaio e il calcestruzzo vanno utilizzati i legami costitutivi prescritti dalla Normativa:
- per il calcestruzzo il legame parabola-rettangolo o triangolo-rettangolo;
- per l’acciaio il legame elastico-perfettamente plastico.
Legame parabola-rettangolo: calcolo del momento resistente in campo elastico
Se si sceglie di adottare il legame parabola rettangolo, per il calcolo del momento resistente bisognerà utilizzare una procedura per il calcolo del legame momento-curvatura della sezione e una volta ottenuto tale legame, individuare la curvatura di prima plasticizzazione φ’yd e il corrispondente momento resistente. A tale scopo puoi utilizzare l’apposito modulo per il calcolo del legame momento-curvatura disponibile in Ver.Sez. l’app del blog per l’analisi di sezioni in cemento armato. Ti riporto sotto alcune immagini estrapolate dalle schermate dell’app Ver.Sez.
Legame triangolo-rettangolo: il ritorno del Metodo n
Se si adotta per il calcestruzzo compresso il legame triangolo-rettangolo, si potrà utilizzare il Metodo n per il calcolo del momento resistente a patto però di utilizzare il coefficiente di omogeneizzazione corretto.
Le vecchie normative che prescrivevano il metodo delle tensioni ammissibili come metodo di verifica (Regio decreto del ’39 ,D.M.92 e D.M.96 per esempio), proponevano un coefficiente di omogeneizzazione pari a n=15, invece del valore di calcolo n=Es/Ec pari circa a 7, per tener conto della fessurazione del calcestruzzo, del fluage e del ritiro.
Tale coefficiente di omogeneizzazone non è però adatto al calcolo della capacità a flessione e pressoflessione della sezione in campo sostanzialmente elastico. Per ottenere gli stessi risultati che si avrebbero utilizzando il legame parabola rettangolo, bisognerà adottare il giusto coefficiente di omogeneizzazione. Quindi quale valore utilizzare per n?
Il coefficiente di omogeneizzazione è dato dal rapporto fra il modulo elastico dell’acciaio Es e del calcestruzzo Ec. Considerando il legame triangolo-rettangolo, è possibile ricavare il modulo elastico del calcestruzzo e di conseguenza calcolare il coefficiente di omogeneizzazione da utilizzare nel calcolo. Ti mostro i risultati del calcolo nell’immagine qui sotto.
Per calcolare il momento resistente della sezione in campo sostanzialmente elastico utilizzando il Metodo n, andrà utilizzato un coefficiente di omogeneizzazione n=32.43, invece del consueto valore n=15. In tal modo si potrà ritornare ad utilizzare il Metodo n per l’analisi delle sezioni in cemento armato, metodo ben noto ai tecnici che si sono formati prima dell’entrata in vigore del metodo degli Stati Limite e del calcolo plastico.
Un esempio numerico: confronto fra legame parabola-rettangolo e triangolo-rettangolo (Metodo n)
Ti mostro di seguito un esempio numerico ottenuto con Ver.Sez., l’applicazione del blog per l’analisi delle sezioni in cemento armato. In quest’esempio ho calcolato la resistenza a pressoflessione di una sezione in c.a. in campo sostanzialmente elastico utilizzando i due legami costituivi prescritti per il calcestruzzo:
- legame parabola-rettangolo: calcolo del legame momento-curvatura mediante l’apposito modulo di Ver.Sez.
- legame triangolo-rettangolo: Metodo n mediante il modulo dedicato al metodo delle tensioni ammissibili presente in Ver.Sez.
Per il Metodo n ho utilizzato il coefficiente di omogeneizzazione n = 32.43 calcolato in precedenza. Ti riporto di seguito i risultati ottenuti.
Come puoi vedere, sia utilizzando il legame momento curvatura con legame costitutivo parabola-rettangolo per il calcestruzzo (MRd,el = 266.50kNm), sia utilizzando il Metodo n con legame costitutivo triangolo-rettangolo per il calcestruzzo (MRd,el = 246 kNm), si otterranno momenti resistenti quasi coincidenti, con uno scarto inferiore al 10%. Se invece per il Metodo n si utilizzasse il coefficiente n = 15 proposto dalle Normative, si otterrebbe un momento resistente pari a 168 kNm (invece di 246 kNm), sottostimando di circa il 30% il momento resistente in campo sostanzialmente elastico.
Strutture non dissipative: le verifiche dei nodi, l’analisi delle fondazioni e i dettagli costruttivi
Per il comportamento strutturale non dissipativo non sono richieste le verifiche di resistenza dei nodi trave-pilastro, come specificato dalla Circolare 2019 (par. C7.4.4.3.1). Ho messo in evidenza questo passaggio nel Focus Normativo PDF che potrai scaricare fra poco.
Per le strutture delle fondazioni superficiali va sempre assunto un comportamento strutturale non dissipativo, a prescindere dal comportamento strutturale adottato per la sovrastruttura (sia dissipativo che non dissipativo). Non sono richieste pertanto armature specifiche per ottenere un comportamento duttile delle sezioni degli elementi di fondazione. Pertanto vale quanto detto in precedenza per l’analisi della sezione.
Nel caso di comportamento strutturale non dissipativo, non vanno rispettate le prescrizioni sui dettagli costruttivi contenuti nel capitolo 7 delle NTC2018, relativo alla progettazione in zona sismica, ovvero le limitazioni geometriche e di armatura per le travi, i pilastri, le pareti in cemento armato e per i nodi trave-pilastro. Andranno quindi rispettati solo i limiti sui dettagli costruttivi riportati nel capitolo 4 delle NTC2018.
Scarica il Focus Normativo PDF
Ho raccolto per te tutte le prescrizioni della Normativa Tecnica NTC2018 e della Circolare 2019 riguardanti il comportamento strutturale non dissipativo in unico documento PDF scaricabile gratuitamente. Potrai consultarlo quando avrai bisogno di riguardare velocemente le prescrizioni normative da utilizzare per il tuo progetto strutturale, evitando di scorrere su e giù nel file pdf del testo normativo (di ben 372 pagine!), alla ricerca di tutte le prescrizioni contenute nei diversi capitoli. Compila i campi qui sotto, riceverai all’istante un’email contenente il link per eseguire il download.
Contenuto extra: caso studio sull’analisi di 18 modelli di calcolo
Scarica il report PDF sui risultati di un caso studio che analizza 3 differenti strutture in calcestruzzo armato adottando un comportamento strutturale dissipativo e non dissipativo. L’obiettivo è eseguire un confronto fra comportamento strutturale dissipativo e non dissipativo e tirare le somme in termini di quantità di calcestruzzo e acciaio necessarie nei due casi. Il caso studio analizza:
- 3 modelli di calcolo di differente altezza: 3, 6 e 9 impalcati per altezze pari a 9, 18 e 27 metri;
- 3 zone sismiche: alta sismicità con PGA =0.275 g, media sismicità con PGA = 0.200 g e bassa sismicità con PGA = 0.100 g;
- 2 comportamenti strutturali: dissipativo con fattore di comportamento q = 3.12 e non dissipativo con fattore di comportamento q = 1.5.
Compila i campi qui sotto e scarica il report PDF. Riceverai all’istante una mail contenente il link per eseguire il download.
Conclusioni: pro e contro del comportamento strutturale non dissipativo
Il comportamento strutturale non dissipativo ha un grande vantaggio: in presenza di sisma la struttura resterà in campo elastico e pertanto sarà immediatamente utilizzabile dopo un evento sismico, senza la necessità di interventi di ripristino o addirittura di demolizione e ricostruzione del fabbricato. Le strutture non dissipative non utilizzano il danneggiamento e la duttilità per proteggersi da un evento sismico, ma utilizzano la resistenza per garantire la sicurezza durante un evento sismico.
Lo svantaggio delle strutture non dissipative potrebbe essere il maggiore costo della struttura rispetto ad una struttura progettata per comportamento strutturale dissipativo. La maggiore resistenza richiesta alle strutture non dissipative comporterà maggiori dimensioni delle sezioni e maggiori quantitativi di armatura.
Ora che ti sono note tutte le differenze fra comportamento strutturale dissipativo e non dissipativo potrai eseguire consapevolmente la scelta migliore in fase di progettazione. Un possibile criterio di scelta potrebbe consistere nell’analizzare entrambe le soluzioni progettuali e scegliere se prediligere la maggiore economicità delle strutture dissipative o l’immediata funzionalità post-sisma delle strutture non dissipative.
L’articolo di oggi finisce qui. Spero abbia fatto chiarezza su un tema di importanza fondamentale per un progettista che si appresta all’attività di progettazione e calcolo di una nuova costruzione. Se l’hai trovato utile puoi condividerlo con i tuoi colleghi su Linkedin o con i tuoi amici su Facebook cliccando sui tasti di condivisione social in fondo alla pagina.
Al prossimo post.
Marco
Ciao Marco, innanzitutto complimenti per il tuo blog, sempre interessante ed istruttivo.
Con comportamento strutturale non dissipativo viene definito un qnd per ottenere lo spettro di progetto. Non capisco però concettualmente il significato di questo fattore visto che stiamo operando con una struttura non dissipativa; in altri termini non capisco cosa giustifichi lo “sconto” sullo spettro se la struttura resta in campo elastico. E sarebbe ancora applicabile anche con strutture composte da sezioni in classe 4?
Grazie.
Anche se la struttura viene progettata per restare in capo elastico, bisogna portare comunque in conto una minima componente dissipativa. Il comportamento dei materiali non sarà perfettamente elastico e ci sono fattori quali fessurazione del calcestruzzo, contributo delle tamponature scorrimento delle barre etc. che contribuiscono a conferire proprietà dissipative alla struttura.
Strutture esistenti non dissipative q=1,5 e verifica nodi trave-pilastro
Leggendo la normativa sembra di capire che per le strutture esistenti in c.a. la verifica dei nodi trave- pilastro si effettua solo applicando le espressioni della circolare C8.7.2.11 e C8.7.2.12 (senza applicare le espressioni del cap. 7 della normativa ed in particolare il paragrafo 7.4.4.3 che vale per le nuove costruzioni)
Se poi consideriamo che per le nuove costruzioni la circolare dice che la verifica dei nodi per le costruzioni non dissipative non va applicata penso che a maggior ragione non vada applicata alle esistenti
Che ne pensi ?
grazie
A mio avviso per le costruzioni esistenti vanno applicate le formule della Circolare 2019 per la verifica dei nodi. Inoltre ai sensi delle NTC2018 la verifica dei nodi trave-pilastro per gli edifici in calcestruzzo armato di nuova costruzione va sempre eseguita.
Trovi un articolo utile a questo link:
https://www.marcodepisapia.com/nodo-trave-pilastro/
Buongiorno,
riguardo al calcolo della resistenza ultima per strutture non dissipative le NTC (7.2.2) parlano sempre di valutazione della domanda in campo elastico e non della capacità, per cui sarebbe legittimo assumere legami plastici (0,35% e 1%) per le verifiche delle sezioni (quindi per la domanda si opera sulla struttura con q<1,5 come anche disposto da EC). Oppure sbaglio?
Grazie e complimenti per il suo lavoro
La resistenza delle sezioni va calcola in campo “sostanzialmente elastico”, come spiegato nel corso dell’articolo.
Ciao
Marco
Buongiorno e grazie per gli utili spunti.
Riporto in questa sede un paio di dubbi relativi al progetto con strutture non dissipative a cui spero di trovare risposta:
1) verifica dei nodi trave/pilastro in c.a.: le NTC al punto 7.4.1 riportano l’obbligo per tali strutture di “applicare le regole di progetto relative alla CD “B” contenute nel § 7.4.4.3.”. La Circolare riporta al punto C 7.4.4.3 che il progetto dei nodi risulti “essenziale , indipendentemente dal comportamento strutturale prescelto”, salvo poi riportare al C 7.4.4.3.1 che le regole presentate nel capitolo “non si applicano a strutture non dissipative”. A fronte di questo apparente paradosso, dato che solo le NTC dovrebbero essere cogenti al contrario della Circolare, ciò significa che la verifica dei nodi va comunque eseguita ai sensi del cap. 7.4.4.3 anche per strutture non dissipative?
2) elementi strutturali in c.a. in falso: posto il fatto che si tratti di un abominio, posto che si riesca effettivamente a realizzare un modello capace di riprodurne il comportamento in maniera accettabile, vorrei capire se fosse tecnicamente permesso utilizzare elementi strutturali in falso (pilastri e setti) aventi funzione antisismica nel caso di comportamento non dissipativo. Mi sembra infatti che, posto venga considerata la componente verticale dell’azione sismica (7.2.2) nonché l’eventuale irregolarità strutturale, la normativa ponga limitazioni in tal senso solamente nel capitolo 7.4.6 relativo alle strutture con comportamento dissipativo. Ho però il dubbio se gli elementi in falso debbano essere sempre considerati come “secondari”/non-sismoresistenti per combinazioni sismiche, come ad esempio esplicitamente prescritto al punto C7.7.4 per le pareti in legno, anche se non riesco a trovare un chiaro riferimento in tal senso che si applichi in particolar modo alle strutture non dissipative in c.a..
Ciao e grazie
Alessandro
Ciao Alessandro,
ti invito a postare la tua domanda nel gruppo Facebook privato “Il Caveau dello strutturista” del blog marcodepisapia.com.
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Ciao
Marco
Buongiorno Marco,
mi dispiace ma non sono in possesso di account Facebook.
Ciao
Alessandro
Ciao Marco,
Il mio commento a questo utilissimo articolo riguarda un chiarimento delle NTC18 in merito alle fondazioni di un edificio a comportamento NON dissipativo.
In generale, la mia interpretazione della Norma citata è che quando la struttura è dissipativa, oltre a considerare tutte le verifiche riportate al Cap.7 (capacity design), si devono rispettare tutti i dettagli costruttivi e limitazioni geometriche atti a garantire un certo livello di duttilità agli elementi. Questi limiti sono presenti al 7.4.6 dove è esplicitamente riportato che si applicano solo alle strutture dissipative. Fin qua tutto chiaro :).
D’altro canto, i limiti di armatura per le fondazioni contenute al 7.2.5 non servono, giustamente, per conferire duttilità agli elementi e quindi, secondo il mio giudizio, si dovrebbero applicare anche a fondazioni di edifici non dissipativi in quanto sono prescrizioni per le fondazioni in zona sismica che non citano la duttilità. Cosa ne pensi?
Inoltre, se non si considera questo limite, a quale si dovrebbe fare riferimento? se non mi sbaglio al Cap.4 non esistono indicazioni per le fondazioni.
in attesa di un tuo parere ti ringrazio per l’elevata qualità delle informazioni che fornisci.
Grazie!
Ti riporto l’estratto del paragrafo 7.2.2 delle NTC2018:
“Le strutture di fondazione e i relativi elementi strutturali devono essere progettati sulla base della domanda ad essi trasmessa dalla struttura sovrastante (si veda § 7.2.5) attribuendo loro comportamento strutturale non dissipativo, indipendentemente dal comportamento attribuito alla struttura su di essi gravante.”
Ciao
Marco
Ciao Marco, a parte l’attestazione di stima per il tuo chiarissimo lavoro di esposizione, volevo un tuo commento in merito paragrafo 7.2.2 delle NTC 2018
In particolare la frase sibillina “La domanda di resistenza valutata con i criteri della progettazione in capacità può essere assunta non superiore alla domanda di resistenza valutata per il caso di comportamento strutturale non dissipativo”
Sembrerebbe che le sollecitazioni di progetto possano essere assunte non superiori a quelle di un calcolo non dissipativo.
Un caso emblematico è quello dei pilastri: se applicando la gerarchia il momento di calcolo derivato dalla sommatoria dei momenti delle travi convergenti, è superiore al momento da calcolo non dissipativo, posso assumere quest’ultimo nel proporzionamento, pur effettuando un calcolo con fattore q per l’intera struttura?
Mi sembrerebbe di capire che laddove conviene, per singoli elementi posso scegliere il calcolo ND… Sei d’accordo con questa interpretazione?
Ciao Marco, a parte l’attestazione di stima per il tuo chiarissimo lavoro di esposizione, volevo un tuo commento in merito paragrafo 7.2.2 delle NTC 2018
In particolare la frase sibillina “La domanda di resistenza valutata con i criteri della progettazione in capacità può essere assunta non superiore alla domanda di resistenza valutata per il caso di comportamento strutturale non dissipativo”
Sembrerebbe che le sollecitazioni di progetto possano essere assunte non superiori a quelle di un calcolo non dissipativo.
Un caso emblematico è quello dei pilastri: se applicando la gerarchia il momento di calcolo derivato dalla sommatoria dei momenti delle travi convergenti, è superiore al momento da calcolo non dissipativo, posso assumere quest’ultimo nel proporzionamento, pur effettuando un calcolo con fattore q per l’intera struttura?
Mi sembrerebbe di capire che laddove conviene, per singoli elementi posso scegliere il calcolo ND… Sei d’accordo con questa interpretazione?
Ciao Giacinto, la tua osservazione è corretta. Ad ogni modo nell’esempio da te citato relativo alla gerarchia delle resistenze, tale scenario può verificarsi quando l’armatura delle travi è eccessiva.
Buongiorno Marco,
complimenti per il blog.
Ho letto che il comportamento strutturale non dissipativo risulta sicuramente conveniente per costruzioni in acciaio di modesta entità, in modo tale da evitare che i collegamenti non siano sovraresistenti e quindi di dimensioni contenute. Anche perché per le costruzioni in acciaio l’azione sismica non sempre è la condizione di carico più gravosa. Cosa ne pensi a riguardo? Potrebbe essere un principio che vale sempre?
Per modestà entità intendo capannoni monopiano o strutture residenziali mono o bi-familiari, o non so, altre idee?
Ciao Marco, la tua osservazione è corretta. Le strutture in acciaio hanno massa contenuta rispetto a quelle in c.a. e maggiori superfici esposte nel caso dei capannoni. Solitamente le combinazioni più gravose sono quelle che includono le azioni del vento.
Aggiungo un link utile sull’azione del vento: https://www.marcodepisapia.com/calcolo-azione-del-vento/
Ciao
Marco
“Per le strutture non dissipative invece la risposta sismica dipende
dalla rigidezza, resistenza e dalla capacità di sviluppare deformazioni
cicliche in campo plastico (duttilità delle cerniere plastiche).”
Sbaglio o c’è un refuso ovvero “per le strutture dissipative invece…”?!
Grazie
Il refuso è stato corretto, grazie della segnalazione 🙂
Buongiorno Marco. Perciò le limitazioni geometriche delle travi a spessore di solaio di cui al punto 7.4.6.1.1 delle NTC 2018 (larghezza b non maggiore della larghezza del pilastro aumentata da ogni lato di metà dell’altezza de della sezione trasversale della trave stessa) non si applica se si opta per una struttura non dissipativa giusto?
PS: complimenti per il blog, lo trovo un ottima fonte di informazione.
Si, giusto. Grazie del commento.
Il paragrafo 7.4.6 (Dettagli costruttivi per le strutture a comportamento dissipativo) dice: “Le indicazioni fornite nel seguito in merito ai dettagli costruttivi (limitazioni geometriche e di armatura) si applicano alle strutture in c.a. a comportamento dissipativo..” Mi sembra abbastanza esplicito il fatto che tali limitazioni non si applicano alle strutture non dissipative.. no?
Si, corretto. Avevo inteso male il tuo precedente commento.
ma come si fa a non capire l’enorme vantaggio delle strutture non dissipative? I tramezzi ecc. vanno comunque ancorati e verificati negli ancoraggi.
Anzi non capisco perchè si fanno ancora strutture intelaiate e non in pareti di c.a. (non necessariamente debolmente armate). Oggigiorno si può ricorrere al cappotto per eliminare le dispersioni termiche, costano di meno delle strutture intelaiate, considerando anche le tompagnature, ed hanno una resistenza incomparabilmente superiore.
Ciao Eustacchio, grazie del commento. In effetti le strutture non dissipative hanno il vantaggio di evitare il danneggiamento come sistema di protezione dal sisma. Sono senz’altro preferibili, se non ci sono limitazioni sul costo di realizzazione, come evidenziato dai risultati del report PDF allegato all’articolo.
Le strutture dissipative non si dovrebbero applicare a strutture monopiano o max due piani. Marco potresti confermare per favore?
Non mi risulta tale prescrizione della Normativa Tecnica. Dove hai letto tale indicazione?
Ciao
Marco
un collega mi diceva che non si possono sviluppare strutture mono piano dissipative
ti suggerisco di chiedere al tuo collega il riferimento normativo relativo a tale affermazione. Al momento a me non risulta, ma potrei sbagliarmi.
Ciao
Marco
Aggiungerei un altro vantaggio delle strutture dissipative: la formazione delle cerniere plastiche dissipa energia e quindi riduce le accelerazioni sulla struttura, con effetti di diminuzione dell’azione sismica su tutti gli elementi non strutturali (tramezzi, impianti, arredo). In altre parole, la struttura non dissipativa “tutela se stessa” a scapito degli utenti, mentre la struttura dissipativa in caso di sisma estremo “si sacrifica” per la salvaguardia della vita.
Ciao Fabiana, grazie del commento. Sono d’accordo con la tua osservazione.
Salve volevo chiedere come viene calcolato il valore di Ec dell’esempio in quanto la formulazione da normativa del valore per un cls con fck 20 N/mmq risulta pari a 29963 N/mmq. Quindi come viene calcolato Ec = 6476 N/mmq?
grazie
Ciao Federico, il valore di Ec nell’esempio viene calcolato considerando il legame costitutivo triangolo-rettangolo prescritto dalla Normativa, pertanto sarà Ec = fcd / epsilonc3
trovato: §7.4.1 che richiama il § 4.1.2.3.4.2.
grazie.
Esatto 😉
Salve,
non mi risulta chiaro il motivo per cui la capacità si “debba” calcolare con il “metodo n”. Il paragrafo 7.2.2 fa riferimento alla valutazione della sola “domanda” in campo elastico (che si traduce in pratica nel porre q=1 o circa pari a 1).
Ho sempre inteso che per il calcolo della capacità restasse valido il metodo esposto al capitolo 4 delle NTC. Cioè, io confronterei sempre il momento ottenuto dalle analisi con il momento ultimo della sezione.
Ovviamente se si va a confrontare il momento sollecitante con un momento resistente più basso si va a favore di sicurezza, ma non riesco a leggere nelle norme l’obbligo che la resistenza vada calcolata rispolverando il “metodo n”.
Esattamente quale paragrafo prescrive o lascia intendere questo?
grazie per la risposta e per tutto quello che metti a disposizione.
Saluti
Ciao Fortunato, la Normativa Tecnica non obbliga ad utilizzare il Metodo n, ma da la possibilità di adottare un legame costitutivo triangolo-rettangolo per il calcestruzzo compresso. In tal caso per il calcolo della resistenza a flessione in campo elastico può essere utilizzato il Metodo n, anche se non specificato dalla Normativa.
ok, ora è tutto chiaro.
ciao, grazie